progettare l’altezza del cielo

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PROGETTARE L’ALTEZZA DEL CIELO Spoleto la città dei due mondi 2009_2013

Ho sentito il bisogno di pregare cosi intensamente da inizia­re a disegnare un flusso continuo di emozioni; sono aperto alle critiche e alle delusioni,

Sono. Fine del Mondo, Principio di Tutto

 

Perché?

In mezzo alla fine del mondo non si può che reagire con passione e follia.

Se l’acqua ricoprirà ogni cosa l’umanità si adatterà ad una nuova condizione di vita, Spoleto, come metafora del mondo, sopravvivrà comunque ripercorrendo la sua storia, ritrovando le sue Torri.

Le torri che tutti vediamo ma non guardiamo: il ponte delle torri, la Rocca Albornoziana, la Torre dell’Olio, le Torri mozzate nei vicoli della Città Storica e le Torri che fanno parte di qualche nuovo edificio.

Ho pensato alle nuove Torri, i Grattacieli che misurati sulla città di Spoleto sorgeranno a ridosso del Colle Sant’Elia.

Una nuova città, un altro Mondo in aiuto ed a comple­tamento di quello già esistente.

Da una visione piramidale della città di Spoleto con la Rocca come vertice si passa ad un paesaggio urbano caratterizzato da 2 parti di città; una struttura orizzon­tale policentrica e funzionalmente autosufficiente. La città nel suo insieme ha uno skyline composto dal profilo delle nuove torri e dagli edifici della città stori­ca adagiati sul terreno.

A differenza dello skyline di Ney York, Dubai, Tokio dove le torri sorgono senza contrasti, protagoniste as­solute dello spazio, la città che si apre agli occhi del Mondo, ha un contesto storicizzato sia naturale che artificiale con il quale misurarsi.

Le funzioni ed i servizi pubblici si intrecciano e si divi­dono tra il nuovo e l’antico:

– insieme si affronta il III millennio.

Lo spazio è scandito dalla verticalità degli edifici ed il nuovo ponte è coesione e simbolo eterno di unione fra le parti.

L’acqua da elemento distruttore diventa forza di coe­sione e generatrice della nuova forma di città; la torre dei trasporti, ago della bilancia tra nuovo ed antico, si pone all’esterno come sfida perpetua tra l’uomo e la natura.

Le altezze e le dimensioni delle torri sono state pen­sate per un possibile raffronto con la città storica; le torri guardano la Rocca “negli occhi” e si riappropria­no del cielo.