Maddalena boutique

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Fabio Fabiani
 
Il progetto di architettura degli interni è un’unione tra un’idea di spazio e una contaminazione formale con l’arte minimalista.
 
Linee di ferro, come ricami nell’aria, diventano elementi ripetitivi capaci di raccordare i due ambienti del negozio, il primo voltato e il secondo delimitato dentro un cubo bianco, entrambi uniti da pavimento bicromatico che attende le strutture modulari.
La sospensione lineare che si avverte è il prodotto di “tensioni formali” che accadono e si manifestano all’interno dei moduli compositivi composti da piani orizzontali ripetuti, diagonali per una accentuazione dinamica e bracci verticali di sostegno di mensole; dentro questi moduli identificati da spigoli ferrosi si manifestano delle “modalità di abbraccio” per i capi d’abbigliamento, un modo di protezione del loro spazio.
La finitura del pavimento, a rilievo come un tessuto steso sotto i piedi, la porosità al tatto dei mobili bianchi e del trattamento superficiale del ferro avvia quel percorso naturale di avvicinamento alla diversità dei colori, delle geometrie, dei materiali dei vestiti e del con-tatto finale con l’architettura del corpo.
 
E’ un architettura del razionale dove lo spazio è scomposto geometricamente accennando a volumi pieni rimarcati solo dagli spigoli degli stessi e linee di taglio invisibili sezionano i due mobili centrali. Il lampadario è una sintesi tra assenza e presenza, il vuoto si fa pieno evidenziando una propensione nello spazio della forma del quadrato.
 
8 elementi decorativi di cui 4 varianti della figura geometrica del cerchio e 4 varianti della figura del quadrato sono anagrammi, chiave di lettura del progetto, che apparentemente si possono leggere come punti di colore che mediano tra le nicchie voltate e le strutture modulari sottostanti ma in realtà una loro combinazione trascrive tutte le geometrie utilizzate in questo piccolo spazio.
Gli spigoli di ferro dei moduli e le forme geometriche bianche e nere sono un rimando alla lezione minimalista di Sol Lewit approdando pienamente in una dimensione spaziale propria dell’architettura.
 
 
E’ dovere di un architetto riconoscere che il percorso ideativo è riuscito quando sia con i committenti, gli artigiani e tutte le persone coinvolte ci sia stata una fase di ascolto, di ricezione e necessario cambiamento anche dell’ultimo istante. Il progetto realmente riuscito è figlio dell’armonia tra le varie parti, dove si è trasmessa l’idea e qualunque modifica non è più tale bensì naturalmente ci si accorge che è un’altra parola di un linguaggio già parlato.